giovedì 8 aprile 2010

verso il "personal learning enviroment"

Ritengo che quest’opera rispecchi molto chiaramente la situazione odierna, in quanto sono molte a oggi le persone che considerano Internet una “perdita di tempo”. Forse cito questa affermazione perché corrisponde al pensiero di mia madre o forse perché è quello che la maggior parte delle persone adulte pensa. Ritengo che ci siano troppi pregiudizi (se così possono essere definiti) riguardo Internet; in realtà bon è niente di più di una rete, soltanto diversa dalle altre, al passo con l’evoluzione tecnologica. Più andremo avanti negli anni, più tutti dovremo adeguarci a questo boom tecnologico. Sono d’accordo sul fatto che la rete che noi chiamiamo Internet sia un insieme di connessioni, i protagonisti delle quali siamo proprio noi. Cosa voglio dire con questo? Vorrei semplicemente far capire che noi giovani non utilizziamo Internet solo a scopo ludico, così come gli adulti non lo utilizzano solo per lavoro. Dovremmo riuscire a vederlo per quello che è, una sede di apprendimento reciproco, molto diversa dai libri per metodo ma non per contenuto. Possiamo apprendere molto più attraverso la rete che stando seduti giorni e giorni in un’aula ad ascoltare con disinteresse persone che non abbiamo mai visto, che non hanno niente in comune con noi e alle quali, il più delle volte, interessa soltanto svolgere il proprio lavoro. Internet per mette quello che viene qui definito come Personal Learning Enviroment (PLE), un sistema educativo incentrato sul singolo studente e non su uno standard comune come previsto dal modello scolastico. Non vorrei che questa affermazione passasse come un giudizio sul sistema scolastico, ma spero possa essere considerato il pensiero di una persona che comunque vive tutti i giorni questa realtà. Non mi dispiacerebbe affatto provare la nuova esperienza di apprendere attraverso la rete, per poter conoscere persone con le mie stesse idee, per poter condividere pensieri ed esperienze e, perché no, anche per potermi confrontare con loro. Forse è vero che il nuovo ci spaventa, ma è altrettanto vero che niente è poi del tutto nuovo. Tutto sta nella nostra volontà, nel nostro approccio. Per questo motivo molte persone considerano il “computer” un qualcosa di inutile, un elemento di distrazione addirittura. La verità è che queste stesse persone non hanno mai provato a interagire con un computer. Parlo di computer perché forse è lo strumento più diffuso per collegarsi alla rete, anche se il telefono mobile sta prendendo velocemente il suo posto, sia per praticità che per comodità. Posso riportare l’esempio dei miei genitori. Mia madre non sopporta la tecnologia, o meglio non ha mai provato neppure provato ad interessarsene. Le ho ripetuto più volte che si tratta di uno sbaglio, ma lei finge di non capire e mi risponde: “non ho l’età”. Adesso chiedo: cosa significa? Non c’è un’età prescelta per imparare, perché si può apprendere a tutte le età e la rete è forse il modo più congeniale per farlo. Perché tutti riusciamo ad aprire un libro (anche se spesso non abbiamo la voglia di farlo) ma siamo in pochi, perlopiù giovani, a usare un computer o un cellulare di ultima generazione? Si tratta di un pensiero di massa, cioè i giovani, in quanto tali, seguono i tempi e quindi si modernizzano, gli adulti no. Sono convinta che invece sia importante apprendere in ogni fase della vita e non soltanto argomenti già studiati da altri, che quindi devono essere imparati a memoria per riuscire a prendere un voto. Fondamentale per ognuno di noi sarebbe apprendere cose nuove e, perché no, contribuire alla loro scoperta. Vorrei inoltre soffermarmi sulla metafora di Leopardi, molto bella ed esauriente. Leopardi è stato un personaggio straordinario nella storia della letteratura, grazie al suo genio ma anche alle connessioni che aveva a disposizione. Probabilmente il suo genio era qualcosa di unico, ma questo non vale per le connessioni, perché ognuno di noi ha a disposizione le proprie connessioni, deve soltanto riuscire a capirlo. Internet è una sorta di porta e soltanto noi possiamo decidere se aprirla o chiuderla. La vita online è importante per tutti noi e dovremo riuscire a trarne vantaggio, nonostante questo sia difficile probabilmente a causa della perdita della cultura che è stata tramandata da millenni. La scuola purtroppo ha uniformato la cultura, privandola di quell’aspetto interessante che ci stimolava a prenderne parte. A questo proposito penso che siano più che esplicite le metafore utilizzate dal Professore, in modo particolare quella del maestro, perché fa capire che dobbiamo dedicarci alle nostre attenzioni con cura non per un dovere imposto, ma quasi per un dovere nei confronti di noi stessi. Ciascuno di noi può essere importante per se stesso e per il tutto perché forse anche noi potremmo essere paragonati a un nodo, nessuno è indispensabile per far funzionare il tutto, ma ognuno può prendervi parte per migliorarsi e per aiutare gli altri a migliorare. In conclusione vorrei dire che è nesessario, così come cita l'autore, coltivare le connessioni, perchè i loro frutti potrebbero essere tanto inattesi quanto sorprendenti per ciascuno di noi.


Opera di riferimento: Coltivare le connessioni - Come "stare online", Andreas Robert Formiconi, Firenze, febbraio 2009

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